Il punto settimanale di Carlo Vedani – AD di Alicanto Capital SGR – sulla situazione dei mercati finanziari.
Il primo turno delle elezioni legislative francesi ha offerto un quadro ancora incerto, che si schiarirà dopo il secondo turno della consultazione. Guida la destra del Rassemblement National, che precede il Nuovo Fronte Popolare (alleanza di sinistra) e, più staccato, Ensemble del presidente Emmanuel Macron. Ai ballottaggi può ancora accadere di tutto, ma lo scenario che sembra più probabile vede una “non maggioranza”: sia la destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella, sia la sinistra capitanata da Jean-Luc Mélenchon non raggiungeranno probabilmente un numero di seggi sufficienti per governare da soli e il leader della gauche ha già annunciato una possibile coalizione con i macroniani.
La Francia calma le Borse
La mancata maggioranza assoluta del duo Le Pen-Bardella ha probabilmente smorzato i timori europeisti e tranquillizzato la Borsa di Parigi – e, di rimando, quella di Milano – che avevano reagito in maniera negativa dopo le elezioni europee. Per questo, abbiamo assistito a recuperi e a un arretramento dello spread Btp-Bund, tornato nei pressi di quota 150. In particolare, le banche francesi e italiane hanno recuperato ciò che avevano perso dopo le consultazioni Ue. Un trend che onestamente è difficile da capire: anche nell’improbabile caso in cui il Rassemblement National dovesse ottenere la maggioranza assoluta, il nuovo esecutivo dovrebbe comunque governare in coabitazione con Macron, in un contesto che vede il presidente conservare molti poteri.
Tra Parigi, Londra e Bruxelles
A orientare le Borse europee concorreranno anche le imminenti elezioni britanniche – i cui esiti si conosceranno subito, essendo le consultazioni a turno unico – e soprattutto la votazione al Parlamento Ue sulla Commissione. Ursula von der Leyen ha ottenuto la riconferma dai governi degli Stati membri, ma la ratifica dell’emiciclo non è per nulla scontata: il voto segreto che contraddistingue la fiducia alla Commissione lascia una porta aperta ai franchi tiratori, mai così temuti dalla maggioranza come in questa fase. Soprattutto perché la votazione parlamentare avverrà dopo il secondo turno delle elezioni francesi: se il Rassemblement National ottenesse una maggioranza assoluta, anche se risicata, i Popolari Europei più spostati a destra potrebbero cercare di affossare la compagna di partito, puntando a una nuova commissione in grado di includere in forze anche i conservatori.
Attese per i laburisti
In Gran Bretagna la prevalenza dei laburisti è data per certa, anche se ci si chiede quali saranno le sue dimensioni. In caso di vittoria a valanga, il nuovo governo potrebbe decidere di alzare le tasse in maniera sensibile, provocando un possibile esodo da Londra delle aziende inglesi e soprattutto internazionali. Avverrebbe ciò che si è già in parte verificato con la Brexit, che ha visto imprese straniere portare la loro sede oltre confine per non perdere le facilitazioni legate al commercio unico europeo. Un altro esempio è interno agli Stati Uniti, che vedono aziende (ma anche singoli cittadini) lasciare Stati ipertassati come California e New York per spostarsi in Texas e Florida, contraddistinti da una forte deregulation.
Biden-Trump, poca economia nel primo dibattito
Una volta archiviate le elezioni inglesi e quelle francesi, e la votazione parlamentare per la nuova Commissione Europea, i listini rivolgeranno la loro attenzione alla marcia di avvicinamento alle elezioni americane. Anche in questo caso domina l’incertezza. Non tanto per gli esiti (Donald Trump è attualmente il favorito), ma per il nome del candidato democratico. Sempre più esponenti e sostenitori dell’Asinello, infatti, premono su Joe Biden perché ritiri la sua ricandidatura, a causa delle condizioni non ottimali in cui versa l’inquilino della Casa Bianca. L’impresa dei democratici è però difficile, e questo per varie ragioni. Un po’ perché Biden sembra non voler cedere, un po’ perché è molto arduo trovare in così poco tempo un’alternativa credibile, un po’ ancora perché occorre capire fino a che punto i possibili sostituti accettino di rischiare di bruciare le loro future chance per lanciarsi in una mission impossible. Tanto più considerando che una campagna elettorale costa molti soldi. Per il resto, le sbandate di Biden hanno monopolizzato i commenti al primo dibattito, mettendo in secondo piano le posizioni dei due candidati sull’economia. Non che l’argomento si sia rivelato così presente nella discussione: al contrario, i due candidati hanno passato molto tempo a scambiarsi accuse, ma hanno parlato poco dei loro programmi economici. Stesso discorso per l’intelligenza artificiale, che si è rivelata l’altra grande assente nel primo dibattito presidenziale. E la scarsa competenza tecnologica dei due contendenti, che dipende dalla loro età avanzata, naturalmente non è un alibi sostenibile.
Inflazione italiana, tutto tranquillo. Forse
Mentre l’inflazione americana sembra aver invertito la rotta, quella italiana è abbastanza stabile. L’Istat ha stimato, per giugno, un leggero aumento dello 0,1% su base mensile dello 0,8% annuale dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (esclusi i tabacchi). Cifre stabili rispetto a maggio. L’inflazione di fondo (senza energia e alimentari freschi) si conferma al 2%; se si escludono solo i beni energetici si passa all’1,9% (-0,1%). I prezzi degli articoli alimentari e per la cura di persona e casa scendono invece da 1,8% a 1,4% e calano anche i beni ad alta frequenza d’acquisto, da +2,5% a +2,1%. I dati ci confermano che l’inflazione non è più un problema, ma non bisogna abbassare la guardia. Anche perché non è tutto oro quello che luccica. Alcuni settori, e aree geografiche, sono infatti in deciso rialzo. Le vacanze costano in media il 10% in più, mentre soprattutto a Milano si sta verificando una preoccupante inflazione da servizi, che continua a salire. Insomma: il paniere sembra sotto controllo, ma occorre non mollare la presa. E puntare i fari su aumenti dei prezzi che si verificano in alcuni ambiti e che sembrano ingiustificati.
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