Inflazione, verso il punto di svolta?

Il ciclo di rialzi dei tassi sembra giunto alla sua fase finale, anche se la Bce si fermerà probabilmente dopo la Fed. Intanto, sui mercati regna ancora la tranquillità, mentre le ricche cedole elargite dalle trimestrali rendono legittimo un certo ottimismo

Il punto settimanale di Carlo Vedani - AD di Alicanto Capital SGR - sulla situazione dei mercati finanziari.

Terza settimana di calma per le Borse. I mercati continuano a procedere sotto traccia, con la volatilità al lumicino e le antenne orientate verso le prime trimestrali. Che almeno finora, come da previsione, stanno offrendo cedole molto generose, rendendo legittimo un certo ottimismo. Nel clima di marcia tranquilla che contraddistingue questo mese di aprile, venerdì scorso i mercati europei hanno chiuso comunque in positivo, con l'eccezione di Milano: Piazza Affari ha infatti archiviato una lieve flessione (-0,50%), essenzialmente per le prestazioni negative di Tim e Stellantis. Le chiusure negative di martedì 25 aprile, legate soprattutto a rinnovati timori sulla tenuta di alcune aziende di credito (su tutte First Republic Bank), invitano comunque a essere cauti per capire se maggio si confermerà il mese del sell in May and go away.  Di qui in avanti un po’ di cautela non guasta, visto che anche da un punto di vista di analisi tecnica i mercati sembrano essere vicini a livelli dai quali ci si può aspettare una correzione.

Due titoli sotto la lente

Ma torniamo all'Italia, e ai due titoli che abbiamo messo sotto la lente. A iniziare da Tim, che è ancora un'azienda indebitata: la società, negli anni recenti, si è contraddistinta per una redditività bassa. E i suoi problemi sono ancora aperti. L'opa sulla società era stata fissata a un valore di 42 centesimi, poi il valore è sceso. Tuttavia, occorre non dimenticarsi che la telefonia è un'infrastruttura strategica e che già in gennaio si parlava di un valore della rete unica maggiore del 40% rispetto a quello fissato per l'opa. Stellantis, da parte sua, ha deluso un po' rispetto alle previsioni, ma il suo valore attuale è ancora del 10% circa superiore rispetto a quello di inizio anno. È anche vero che ultimamente la società ha subito un calo, e ciò che ha impressionato è la velocità di discesa. La casa automobilistica sta scontando qualche problema sui dati di bilancio, ma la situazione si dovrebbe normalizzare, dato che ora il suo titolo è tornato a salire, anche per i recenti test effettuati sui carburanti sintetici.

Enel, il nuovo AD piace al mercato

A rimbalzare in modo deciso è il titolo di Enel, che quest'anno si sta riprendendo dai cali del 2022 ed è tornato a 6 euro circa. Non per niente, i fondi esteri stanno cercando posti in consiglio di amministrazione per pesare di più. Dopo la prima giornata post-nomine, il titolo ha recuperato redditività: il mercato è sembrato gradire la scelta, per il ruolo di amministratore delegato, di Flavio Cattaneo, un manager che ha fatto bene dovunque abbia lavorato. Secondo i rumours riportati da Il Sole24Ore, la sua strategia per Enel sarebbe in piena continuità con il piano del suo predecessore Francesco Starace e punterebbe da una parte alla riduzione del debito, dall'altra a cedole garantite.

Ita-Lufthansa, si va ai tempi supplementari

Se Enel ride, Ita è ancora in attesa della definizione del contratto che la dovrebbe portare in Lufthansa: la trattativa fra il ministero del Tesoro e il gruppo tedesco si sta dilatando, ma non sembra a rischio. I 60 giorni lavorativi previsti dal memorandum di intesa per chiudere l'accordo sono scaduti il 24 aprile, ma alcuni dettagli economici sono ancora da stabilire, e si prevede che la firma del contratto slitti a maggio. Poco male, se davvero sarà così. Qualunque cifra sia stabilita, sembra abbastanza certo che, per entrare prima al 40% e poi acquistare il resto, il gruppo tedesco pagherà una cifra molto bassa, anche se Ita è un asset molto fragile. Se gestito bene, tuttavia, il business aereo italiano ha molte potenzialità, soprattutto in un'epoca in cui si assiste a una decisa ripresa dei voli a livello mondiale. Uno dei punti di forza della nostra compagnia di bandiera sono gli slot, quelli che mancavano a Lufthansa Italia. Un progetto, lanciato alcuni anni fa, che senza i migliori orari di viaggio dovette chiudere, anche a causa della concorrenza delle compagnie low cost. Interessante, nella compagnia italiana, anche la gestione delle classi business negli aeromobili, soprattutto per i voli verso l'America del Nord. L'organizzazione di una Ita in ambito Lufthansa ne farà una compagnia regionale simile a Swiss e Austrian Arlines, con un'organizzazione multihub imperniata su Francoforte, Monaco, Zurigo, Vienna e Milano Malpensa come new entry. Ciò che è più importante, però, non è tanto la “gerarchia” tra i veri carrier, ma il fatto che la compagnia porti traffico aereo in Italia. Se gestita in maniera manageriale, dunque, la nostra compagnia aerea potrà finalmente contribuire alla crescita dell'economia. Molto probabilmente sarà ridotto il personale tramite l'ultimo giro di prepensionamenti, così da tagliare una delle due maggiori voci di spesa (l'altra, e cioè il costo carburante, non dipende chiaramente dalle scelte delle compagnie aeree).

Tassi, ultimi rialzi in vista

Negli Stati Uniti l'inflazione sta rallentando: i segnali inducono alla calma e sicuramente influenzeranno le scelte della Federal Reserve. In altri termini sembra abbastanza probabile che, tra giugno e luglio, avverrà negli Usa un ultimo rialzo dei tassi pari a non più un quarto di punto. Poi, finalmente, si raggiungerà il livello massimo. La situazione è un po' differente in Europa, dove l'inflazione è – a detta della Bce – ancora troppo alta: Francoforte potrebbe dunque proseguire il ciclo di “rialzini” almeno fino alla fine dell'estate; secondo Pierre Wunsch, governatore della Banca centrale belga e consigliere Bce, “stiamo aspettando che la crescita dei salari e dell'inflazione core rallenti prima di essere in grado di arrivare al punto in cui possiamo fermare" i rialzi: "non sarei sorpreso”, ha aggiunto, “se a un certo punto dovessimo passare al 4%”. Dopo aver raggiunto il picco, i tassi dovrebbero rimanere stabili almeno fino al 2024, per poi iniziare a scendere. Una situazione ideale, questa, per puntare sulla stabilità del mercato obbligazionario, che rende particolarmente vantaggioso l'acquisto di bond “lunghi”.

Italia, il rating non cambia

Non cambiano le valutazioni di Standard&Poor's per l'Italia: il nostro paese ha ancora un rating BBB con outlook stabile. Nessun rischio, insomma, per lo status tranquillizzante di investment grade, la cui conferma era ampiamente attesa. Un rating al ribasso sarebbe stato infatti discutibile, se non scandaloso: l'Italia è il paese che ha registrato una maggior crescita del Pil, nonostante una chiara penalizzazione in chiave debito proveniente dal rialzo dei tassi. L'aumento del costo del denaro, per l'Italia, è una vera corsa a handicap, e ci obbliga a crescere più della media per evitare un aumento delle tasse o un taglio dei servizi. E per allontanare lo spettro del patto di stabilità, di cui si sta parlando in sede Ue in questi giorni: meglio sarebbe abbandonarlo del tutto.

Credit Suisse, partono le cause

Sul fronte Credit Suisse, le turbolenze sul fronte cocos (tra l'altro ampiamente previste) si sono puntualmente avverate: gli obbligazionisti senior hanno deciso di fare causa. Difficile prevederne la conclusione: a quanto pare, i contratti di sottoscrizione contenevano una postilla che lascerebbe (il condizionale è d'obbligo) mano libera alla Banca Nazionale Svizzera in caso di situazione straordinaria. Se così fosse, non sarebbe possibile attaccare il rovesciamento delle garanzie, che ha penalizzato i cocos salvando gli azionisti (anche se a fronte di perdite molto forti). Si prevede, però, che alla fine si arriverà un accordo, in grado di rivedere un po' le clausole e rimborsare almeno in parte i sottoscrittori di obbligazioni senior. Al momento c'è una sola certezza: l'unica parte in causa a fare un grande affare è stata Ubs, che si trova ora a operare come unico colosso bancario in Svizzera.

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